Riflessioni personali sulla vita e la morte, da qui


Non amo particolarmente scrivere post personali. E, paradossalmente, anche se ci sono dentro, temo lo strumento internet. Cio´ nonostante, ci sono occasioni in cui e´ difficile tacere.


Una cara amica ha perso da poco sua madre, che non conoscevo se non di vista. Quando ho appreso la notizia ho potuto sentire nuovamente tutto quel carico strabordante di sensazioni che sentii per la prima volta il 26 marzo del 2001, quando mio padre fu "chiamato da Gesu´ per dipingere le nuvole del cielo, perche´ erano troppo bianche", come si e´ straordinariamente inventata mia figlia.

Non conosco la morte per malattia, e non riesco a immaginare lo strascico infinito di emozioni che senza dubbio si trascina. Conosco invece molto bene quelle che provoca una morte improvvisa: il colpo al cuore, la sudorazione fredda costante, il mal di pancia, le gambe che tremano, e, ovviamente, quell´incolmabile senso di vuoto e disperazione che segue sempre la morte di una persona cara.

Ho affrontato il mio lutto molto in ritardo, quasi dieci anni dopo la perdita di mio padre, perche´ a volte una ragazzina di 17 anni riesce solo a fuggire dal dolore, e non a viverlo come dovrebbe essere. Credevo di aver fatto enormi progressi, soprattutto negli ultimissimi anni, quando diversi accadimenti negativi mi hanno aperto finestre sulla vita che altrimenti sarebbero rimaste murate per chissa´ quanto ancora. E invece eccole qui di nuovo queste emozioni, preponderanti e inesorabili, come se non se ne fossero mai andate.

Ti capisco amica mia, almeno in parte, per quello che provi.

Ho parlato con mia madre, l´unica donna di cui mi fido ciecamente, e mi pento di non averlo sempre fatto. Le ho detto che questo tragico episodio mi ha fatto pensare al desiderio di una cultura che non consideri la morte come un fatto negativo, bensi´ come l´appuntamento verso un´altra vita, al di la´ dei confini mortali. Lei mi ha risposto che in realta´ la cultura cristiana dice proprio questo, lasciando pero´ inevitabile spazio al dolore, come da umana natura. Io invece mi chiedo se esista la possibilita´ di superare questo limite umano che ci fa scontrare col dolore da distacco. 

Forse ho solo paura, e non sono pronta all´eventualita´ di affrontare nuovamente una perdita. E qui entra in gioco la nostra vita all´estero. Seppure si sia trattato e si tratti di una scelta consapevole, non e´ mai semplice stare lontani dalla propria famiglia di orgine, e, quando succedono fatti come questo, la paura rischia di pervadere i nostri sentimenti di figli distanti da casa. Da diverso tempo ormai mi capita di sognare di perdere le persone a me piu´ care, oppure di perdere la mia vita per salvarle. Lo so, ho paura, e vorrei poterla superare. 

La consapevolezza di quanto la nostra vita sia flebilmente appesa a un filo di seta mi pervade con intensita´ piu´ o meno costante da sedici anni a questa parte, ma devo dire che si fa sempre piu´ forte. E, nonostante tutti i problemi che ho incontrato e continuo a fronteggiare, non posso che gridare a gran voce di essere una persona felice con la F maiuscola, fintanto che i miei cari godono di buona salute. E cosa accadra´ se e quando questa verra´ meno? Non lo so, credo che mi terro´ stretta colei che non mi ha mai abbandonato e che credo sia l´unica chiave che possediamo per superare ogni ostacolo: la speranza.

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